mercoledì 22 maggio 2013

Il mio paradosso

È che prima, e per prima intendo tipo due mesi fa, quando il Pd si dichiarava, e tutto sommato veniva considerato ancora, di sinistra, io protestavo. Mi ostinavo a non prendere nemmeno in considerazione l'ipotesi di votarlo, perché no, per me non lo era, di sinistra. Molto più democristiano, molto preso da Monti più che dall'alleato Vendola. E mi ostinavo a non prendere in considerazione di votarlo nonostante fosse l'unico modo per non far vincere Berlusconi. Bisognerebbe andarli a cercare quelli che hanno fatto campagna elettorale proPd con questa motivazione.
Avevano visto bene, eh?
Comunque, dicevo. Prima, del Pd non me ne fregava niente. Non mi piaceva e basta. Non mi fidavo e mi limitavo a non votarlo. Punto.
Adesso invece, che il Pd continua a dichiararsi di sinistra, ma non è più considerato tale praticamente da nessuno di quella base che la Finocchiaro non sapeva che cosa fosse (l'avrà capito nel frattempo?), adesso il Pd, di colpo, mi interessa.
È un po' un paradosso, forse. Certo, non è che voterei mai un Pd del genere, ci mancherebbe. Non l'ho votato prima, figuriamoci adesso. Però. Però magari un Pd diverso lo voterei, non è nelle crisi che nascono le cose migliori, quelle più inaspettate? Ecco, da questa crisi della sinistra italiana che dura da quando mi ricordo, più o meno, magari riuscirà a nascere una sinistra nuova. Non dico migliore, perché ci vuole davvero uno sforzo minimo, dico una sinistra vincente. E per trasformare questo Pd allo sbando e moribondo in qualcosa di vincente, che continui a chiamarsi Pd o PincoPallino, ci vuole uno sforzo enorme. Chi si candida per cambiarlo, questo Pd, ha tutta la mia stima. Davvero.
Adesso lo seguo, il Pd, più di prima. E più di prima mi interessa. Più di prima sono arrabbiata e, al tempo stesso, speranzosa.
È un controsenso tutto questo? L'ennesimo mio ottimismo politico ingiustificato che tra due giorni mi provocherà mal di pancia e una scarica di brutte parole contro quelli di cui mi ero fidata?
Chi lo sa.

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